Siamo nel fango, ma guardiamo le stelle
Caro Direttore,
la sera del 28 maggio 1993 ho visto alla tv, durante il telegiornale, un servizio sulla strage di Firenze. Ho notato fra le macerie, una frase scritta su un blocco di muro caduto sulla strada. E’ durata pochi attimi quella inquadratura, ma sono bastati perché la potessi leggere e trascrivere per ricordarla:
“Siamo nel fango, ma guardiamo le stelle”.
In una notte di fuoco, di morte, di distruzione, qualcuno ha trovato il modo di parlare di speranza. Fra i bagliori delle fotoelettriche che illuminavano quelle ombre di morte, mi è sembrato di vedere rinascere la vita. Occorre davvero levare gli occhi dal fango e guardare le stelle, non per sognare, ma per sentire, anche tra il fragore dello sfascio, la voce del Figlio di Dio che ci ripete:
“Non temete piccolo gregge, io ho vinto il mondo”.
E allora il coraggio ritorna e si ricomincia, come in un nuovo mattino, dopo la tempesta e il terremoto della notte.
Chi ama non si arrende mai. Poi ho pensato che fra quelle stelle c’erano anche le vite immolate quella notte. Vite innocenti, corpi disarmati, falciati dalla mano di Caino, quel Caino che tenta sempre di spegnere la luce delle stelle, senza riuscirci mai. E ho visto anche le stelle sulla terra, erano i soccorritori, gli scavatori, i samaritani che lavoravano tra quelle macerie in cerca della vita.
“Ecco il magnifico carro terrestre che traina l’uomo alla riva della speranza” ho pensato. Che sarebbe la vita sulla terra senza questo carro di solidarietà? Anche in questi giorni pieni di confusione, di domande, di incertezze, dovremmo guardare più spesso le stelle, sia in cielo che sulla terra. Ce ne sono tante. Ognuno di noi può essere una stella che fa luce o la mano di Caino che divide e uccide.
Se guardassimo le stelle con un po’ di silenzio e di preghiera, sentiremmo certamente quella Voce: “Non temete, sarò con voi sempre, io ho vinto il mondo”, lo vincerete anche voi se amate.
Le stelle vincono le tenebre,
l’amore vince l’odio,
la speranza vince la morte.
Perché non dovremmo credere e sperare?
Forse guardiamo poco le stelle e ci fermiamo a guardare il fango.
Pubblicata su “Avvenire” il 17-6-1993
Carla Zichetti
Oggi siamo circondati da molto fango, non solo quello delle recenti alluvioni, dove sono brillate le stelle degli “angeli del fango”, ma il fango dell’idolatria del corpo perfetto, della bellezza, della giovinezza perenne, della ricchezza, dell’arrivismo, della menzogna, della calunnia pur di emergere…e il fango ci acceca, ci inaridisce, indurisce il cuore e si diventa insensibili, incapaci di commuoversi davanti a chi si veste di stracci, a chi vive fra mura fatte di cartoni e di lamiere non solo in Africa, ma qui a Roma, Milano, Torino…
Impariamo a guardare le stelle.
Carla
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