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Quella mano benedetta

Quella mano benedetta

Quella mano benedetta

Maria Cecilia desiderava tanto venire a trovarmi, voleva parlare un po’ con me per raccontarmi qualcosa della sua vita. “Posso venire?” mi ha chiesto un giorno al telefono. “Sì, sì, ti aspetto”. Dopo pochi minuti ha suonato alla porta, abita nel mio quartiere.
Mi ha parlato del fallimento del matrimonio delle sue due figlie, causa di gran dolore per lei e suo marito, che sono sposati da oltre 60 anni e mi ha parlato dell’unica sua sorella morta 6 anni fa di tumore. Non voleva più curarsi,  né saperne più  di nessuno, era stanca di medici e medicine; visite, esami, analisi ecc. che non venivano a capo di nulla e lei peggiorava. Maria Cecilia e suo marito l’avevano presa in casa loro, perché da sola (era vedova) non poteva più stare.
“Un giorno che si ostinava più del solito a ripetere le stesse cose, le dissi, (timorosa di non essere ascoltata ancora una volta): “Lascia fare a me, vado all’associazione Gigi Ghirotti, chiedo un consiglio poi, se non ti va nemmeno il loro aiuto, lasciamo stare, ma per una volta almeno, lascia fare a me, fidati”.
Carla, non puoi immaginare come fu indovinata la mia proposta. Il Professore Henriquet  fondatore dell’Associazione Gigi Ghiotti, venne subito. Quando entrò, si avvicinò al letto di mia sorella e, ancor prima di parlare, le prese la mano, l’accarezzò, ma soprattutto l’ascoltò  con attenzione, quella era la cosa più importante da fare in quel momento per poterla aiutare, ogni tanto qualche domanda, poi attendeva in silenzio la risposta. Mia sorella era al centro dell’interesse.
Ebbene, lo crederesti? Da quel momento, mia sorella, non fu più la stessa, accettò ogni visita, ogni cura, ogni esame e divenne anche più serena.
Come benedico quel gesto semplice di prenderle la mano e di stringerla per tutto il tempo che è stato lì ad ascoltarla!
In seguito si prese cura di lei una dottoressa dell’associazione in collaborazione col nostro medico curante, ma fu sempre un rapporto di fiducia totale, di ascolto, di rispetto, di piccole e delicate attenzioni. Veniva a qualunque ora, si fermava e ascoltava non solo lei, ma anche noi, era diventata di famiglia. Ci sentivamo protetti, seguiti. Eravamo più tranquilli anche noi. La sera che mia sorella morì, erano le 18, la dottoressa passò da noi circa alle 23, suonò e chiese: “Avete bisogno? Sono qui, salgo subito”. Pensa fino a che punto si sono prodigati per noi, non solo fino all’ultimo momento, ma anche oltre, per non lasciarci soli nel distacco.
Mentre Maria Cecilia parlava pensavo al sollievo che ho provato io la seconda volta che fui  operata di cataratta. Il primo era andato bene, ma il secondo un po’ meno. L’intervento era ormai alla fine, ma negli ultimi minuti ho sentito un dolore  dentro l’occhio, scattavo e dicevo “piano, ahi, basta”. Ebbene in quel momento ho sentito una mano che stringeva la mia e, ad ogni mio scatto, quella mano mi stringeva più forte, Era la mano del Professore che mi aveva accompagnata e seguita in sala operatoria.
Quella mano mi ha dato forza, non la vedevo, ma la sentivo e sapevo che non ero sola coi medici che stavano attenti al loro lavoro, c’era qualcuno al quale interessava più di tutto, la mia tranquillità. L’ultimo mio ricordo è di quattro mesi fa, quando fui ricoverata d’urgenza in unità di crisi. Che paura!!!
Fu ancora quella mano benedetta che mi sostenne e mi fece coraggio senza parlare, che mi tenne accesa la fiammella della speranza, quando non speravo più; io la stringevo come per aggrapparmi a un’ancora di sicurezza e non cadere nello sconforto. Non potrò mai dimenticarla.
La benedirò finchè vivo…

briciola di aprile

Quella mano benedetta quanti vorrebbero sentirla nei momenti difficili della vita:
Mano che salva e che consola,
mano che dà forza
mano che solleva e rialza,
mano che riempie la solitudine,
mano che parla facendo silenzio,
mano che sorregge,
mano che abbraccia,
mano che accompagna,
mano che asciuga lacrime,
mano che fascia ferite del corpo e dello spirito,
mano che accarezza, mano delicata, 
mano sensibile, mano del cuore,
mano che salva il naufrago
mano umile, mano santa, 
mano benedetta!
Spesso quando qualcuno mi dice che non va a visitare un malato perché non sa cosa dire o cosa fare, rispondo che non importa dire, fare o dare qualcosa, è indispensabile dare se stessi, solo questo è necessario. Essere ricordati e sentirsi amati e cercati è il  più gran dono della vita.
E’ una fortuna incontrare persone come quelle sopra descritte, che hanno mani per alzare chi è a terra e cuore per scaldare chi è nel gelo della solitudine e della sofferenza.
Nel Vangelo più di una volta vediamo la mano tesa di Gesù verso il malato che soffre, che è lasciato solo, allontanato da tutti, Gesù si ferma, l’interroga, l’ascolta, lo rialza, lo guarisce nel corpo e nello spirito.  Vogliamo provare a farci anche noi, io per prima, mano benedetta? Scopriremo la gioia vera.

ANNALISA TONELLI – volontaria laica – uccisa in Somalia nel 2003 mentre curava i malati di AIDS, ha scritto:
Nella vita non c’è cosa più importante da fare che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo, possa rialzarsi. Quel giorno è PASQUA!

BUONA PASQUA 2012 A TUTTI!
Con amicizia  Carla Zichetti

PS: Come sempre ringrazio individualmente quelli che mi hanno risposto scrivendomi le loro impressioni, le loro considerazioni, le loro esperienze, le loro difficoltà, le loro proposte. E’ questo il fine di questa briciola: imparare tutto da tutti, dai santi e dai peccatori, da chi sta in cattedra e da chi sta….sotto il  banco. Proprio da tutti. Solo uno è il vero MAESTRO e la lezione che ha dato valore a tutta la sua dottrina, ce l’ha data sulla croce. Per questo la sua parola è PAROLA di VERITÀ  Carla

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