…METTI I PIEDI NELLE MIE SCARPE…
Fra le tante risposte che ho ricevuto dopo la briciola di Ottobre: IL MIRACOLO DELLA COMPASSIONE – questa risposta che viene dall’Indonesia, mi ha emozionata e fatta riflettere in modo particolare, è un dono di Dio, che sono lieta di condividere come Suo dono con chi leggerà questa pagina. Spero siano in tanti a leggerla, è una vera pagina di Vangelo – La mia vita di ogni giorno, è una pagina di Vangelo vissuta?
Carissima Carla, ho letto la briciola di ottobre e mi ha portato a tanti ricordi, ma qui ne racconto due. Intanto oggi mi hanno fatto una lastra e un CTScan ai polmoni e, anche se non fumo stanno facendo ancora accertamenti. Stai tranquilla: sono di Dio e gregge del suo pascolo (salmo 95), di che avrò paura?
La riflessione sulla COMPASSIONE che vuol dire soffrire e fare esperienza assieme, va più a fondo con la parola EMPATIA = soffrire nella persona nel momento che lei sta soffrendo. Una vecchia canzone americana diceva: If you want to know what I feel, walk a mile in my shoes…se vuoi sapere cosa sento, cammina un miglio ma dentro le mie scarpe.
GESÙ FACEVA QUELLO: CI SI METTEVA DENTRO
Noi proviamo, ma fino a che punto sentiremo il mistero della sofferenza di ciascuna persona? Ma la vicinanza delle briciole ci consola perchè siamo cum solo, con colui che è da solo.
Voglio raccontare qui due mie esperienze di compassione.
Quando lavoravo in foresta non lontano dallo stretto di Malacca, anzi sullo stretto di Malacca, tenevo due parrocchie allo stesso tempo: 15 giorni qui e 15 giorni là. In una parrocchia le stazioni erano tre ed erano a 130 Km dal centro. Partivo alle 5 del mattino ma il ritorno?…Cristu lu sabe.
Celebravo, parlavo alla gente, distribuivo le medicine e poi avanti alla prossima stazione e anche qui lo stesso per tre volte.
UNA VOLTA RIENTRAI
che era l’una di notte, proprio stanco, accesi la lampada a petrolio per vedere dove era il letto e mi ci tuffai. Puoi immaginare con quale velocità sia arrivato il sonno. Forse erano le due quando ho sentito bussare alla porta più volte. Erano due cattolici che mi chiedevano con insistenza di portare il loro ragazzo all’ospedale, che era una specie di poliambulatorio, perchè io ero l’unico che avevo una mezza jeep che mi serviva nei luoghi fangosi. C’erano sul posto anche altri cattolici che lavoravavano per una compagnia petrolifera straniera, ma quei genitori non avevano il coraggio di disturbarli. Mezzo assonnato sono andato con loro, abbiamo avvolto il ragazzo in una coperta e siamo arrivati all’ospedaletto pieni di speranza…Il ragazzo poi si ripigliò.
Quando ho fatto ritorno al centro della missione i galli gareggiavano a svegliare la gente. Stavolta il secondo tuffo sul letto aveva un doppio piacere, perchè avevo potuto dare del mio tempo e del mio sonno a questa povera famiglia.
ED ECCO LA SECONDA ESPERIENZA
Nell’altra parrocchia servivo cinesi analfabeti e quasi tutti pescatori: fra loro c’erano molti lebbrosi, anzi, noi missionari avevamo costruito un villaggio tutto per loro, io stesso ho avuto spesso l’occasione di aggiungere tante cosette necessarie alla loro vita. Li servii per otto anni. Un giorno, mentre pulivo con alcool e un’altro disinfettante, l’alluce di un lebbroso, quel dito mi è restato fra le mani, staccato dal piede. In quel momento ho capito la parola di Dio E IL VERBO SI FECE CARNE… si fece quella carne che avevo fra le mani… Compassione come la praticò Gesù ci spinge a questo e ad altro.
Ecco carissima uno squarcio della mia vita missionaria, bella, anche avventurosa, ma sempre a contatto con quel VERBO FATTO CARNE.
Stammi bene e accompagnami con la tua preghiera. In questi giorni ne avrò bisogno.
Ma la buona Mamma mi strige forte e con calore.
PADRE BRUNO ORRU – BINTARO – JAKARTA
Quante “carni” di Gesù incontro…tocco….curo….come le tratto?
Ancora una volta dico un grazie grande, con riconoscenza a chi prende la penna in mano o si mette al computer per esprimere le sue impressioni e raccontare la sua esperienza o quella di altri. Sono le storie di Vangelo vissuto che cerco, sono le parabole di oggi, quelle che i giornali non riportano, ma che, come brace sotto la cenere, sono pronte a infiammarsi appena qualcuno le scopre e illuminano la strada. Un po’ di sforzo e…di amore in più. Coraggio e grazie. Carla.
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