LETTERA DAL CARCERE – Cardinale Comastri
Nel recente periodo natalizio, durante la trasmissione “ A SUA IMMAGINE” è stato intervistato il Cardinale Angelo Comastri al quale il conduttore ha chiesto se ricordava un Natale particolare.
Il Cardinale, sorridendo, ha risposto così:
“Ogni Natale è bello, perché a Natale: c’è una specie di alta marea della bontà e anche coloro che non credono o non capiscono il senso del Natale, avvertono che c’è qualcosa nell’aria, e quindi c’è un’emozione che entra nel cuore di tutti. Per me, ogni Natale ha un suo ricordo, ha un suo sì!
Ci tengo a dire che fu un Natale particolare quello del 1970.
Allora ero a Roma, giovane Sacerdote, padre spirituale al seminario minore e andavo ogni settimana al carcere di Regina Cieli per ascoltare i detenuti e a confessare, se necessario. Ricordo che quell’anno, pochi giorni prima di Natale, un detenuto molto giovane mi disse: “Ho scritto una preghiera, gliela posso consegnare?”. Gli risposi: “Si volentieri!”. Era un foglio di quaderno a quadretti e, quando lo lessi, rimasi colpito, emozionato e anche un po’ turbato. La preghiera scritta diceva così:
Signore, torna il Natale, è la festa della famiglia, ma non è la mia festa, perché io non ho famiglia; sono figlio di una prostituta, non conosco mio padre.
Signore, a volte dubito anche di te, dubito del cielo, dì tutto. Mi dà fastidio sperare, perché mi sembra un atto vile e indegno dell’ingiustizia che io sto soffrendo: mi è stata tolta la famiglia. Talvolta urlo e invoco ciò che la vita mi ha tolto.
Ho bisogno di una mamma, ho bisogno di una carezza, di una dolce voce che mi chiami figlio.
Signore, ascolta il mio pianto; tu hai avuto la fortuna di avere anche una mamma, una mamma fatta su misura per te! A me ne bastava una qualsiasi, una modesta, povera, semplice, ma per me no! Neanche così.
Mamma di Gesù, se dici di si!
Se vuoi accostarti a me, baciarmi questa sera quando mi addormenterò e portarmi in cielo con te, fallo tranquillamente, non danneggerai nessuno, perché io sono solo, non lascio nessuno, e nessuno piangerà, perché io non esisto.
REPLICA IL GIORNALISTA. Questa lettera sembra in contrasto con questa festività, lei invece ricorda un Natale speciale, legandolo ad una preghiera che sembra antinatalizia.
COMASTRI – Questo dramma commenta il messaggio del Natale. Cosa c’è al centro del Natale? Una famiglia, una madre immacolata. un padre giusto e un bambino e Dio sceglie di venire in mezzo a noi e sceglie di abitare in mezzo ad una famiglia . Giovanni Papini diceva: State bene attenti, il Natale è una stalla, se togliete il bambino, resta soltanto la stalla, se c’è il bambino e la famiglia che gli sta accanto, allora è Natale.
Credo che tanti, soprattutto oggi, stiano riscoprendo il Natale, perché c’è una specie di disgusto di un benessere pacchiano e pesante che poi non riempie il cuore.
Madre Teresa di Calcutta diceva: La felicità non la può dare il benessere, la felicità non si compra, la felicità la si riceve gratuitamente, ma da Dio.
Questa intervista me l’ha inviata un amico di Siena. Grazie Bruno, (invalido di guerra e presidente dell’associane degli invalidi di guerra di Siena) che hai “raccolto” e a me hai chiesto di “seminare”. Se seminiamo bene fioriranno spighe, se seminiamo male spunterà zizzania. Il fine della “briciola del mese” è proprio quello di seminare, e tutti possono concorrere con le loro testimonianze.
E io penso che la visita di quel giovane sacerdote a quel carcerato abbia rappresentato per lui la famiglia che gli era mancata, l’attenzione e l’amore che non aveva conosciuto.
Senz’altro, per quella fiducia che gli aveva ispirata, gli ha confidato il suo segreto e il suo tormento e in quel momento ha vissuto il suo Natale.
Senza affetti si muore da vivi, siamo chiamati a seminare vita.
Carla Zichetti
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