IL MIRACOLO DELLA COMPASSIONE
Mi colpiscono sempre, come se fosse la prima volta che li leggo, i brani del Vangelo che parlano della compassione di Gesù per le folle che, pur affamate e stanche, lo seguivano. La sua compassione per i malati che gli chiedevano aiuto, per i peccatori pentiti, per Gerusalemme della quale vedeva la fine ingloriosa… per la gente comune che nessuno ascoltava.
Tutto nel Vangelo parla di pietà, di compassione, intesa come non come compatimento, ma come patimento condiviso, preso su di sé per essere di sollievo, di conforto, di aiuto, facendosi carico del peso dell’altro, ascoltando e intuendo anche i desideri non espressi, anche i silenzi.
Soprattutto i silenzi!
Ricordo la donna del Vangelo che da 12 anni perdeva sangue e pensava: se solo potessi toccare il suo mantello…Gesù sentì quel desiderio, si lasciò toccare e la guarì:
Beati i misericordiosi…beati gli operatori di pace…beati, beati, beati… quelli che fanno la volontà del Padre mio, di essi è il regno dei cieli.
Spesso ci avveleniamo l’anima poco a poco nutrendola di desideri di vendetta, di ripicche per restituire pan per focaccia (come si suol dire) o vantiamo vittorie ottenute attraverso l’illecito, la menzogna…(siamo furbi?…) ci avveleniamo l’anima con invidie, gelosie, critiche.
Attraverso televisione e i giornali rischiamo di fare l’abitudine a notizie negative del bene, del valore della vita, dell’onestà, raramente questi mondiali mezzi di comunicazione ci trasmettono parole di vita, di speranza, di verità, di perdono, di misericordia, di pace, quelle che si leggono nel Vangelo. Così diventiamo schiavi della vendetta, del rancore e non liberi nel perdono, nella misericordia.
Nella foto a lato: Francesca, malata da 38 anni (dopo una vaccinazione trivalente) non parla, non cammina, non si sa se capisce, ma capisce le carezze di Enrico, venuto a Loreto da Mazara del Vallo per andare a trovarla
Alle volte mi capita di incontrare persone che mi sottopongono messaggi o rivelazioni particolari chiedendomene un parere. Molto spesso rispondo domandando alle stesse persone: perché non vengono mai a farmi leggere una frase o una pagina di Vangelo, perché solo quella Parola è Parola di verità.
Tutte le nostre parole messe insieme,
tutti i poemi scritti nei secoli da sapienti, poeti, artisti, scrittori,non valgono una verità scritta nel Vangelo.
Roberto Benigni ha imparato a memoria la Divina Commedia, non possiamo imitarlo in questo per il Vangelo, ma almeno che se ne conoscano profondamente le verità contenute.
IO SONO LA VERITA’ ha detto Gesù, occorre ricordarlo. E allora scopriremo quanta bontà, misericordia e compassione rivelano le sue parole, anche quando, alla prima lettura, sembrano dure e incomprensibili. Quante volte constatiamo che da un male, ne viene fuori un bene, una conversione, un cambiamento di vita, una sensibilità più attenta verso gli altri, una generosità che prima non ci apparteneva… Gesù davanti al dolore si è sempre commosso, come davanti a quel malato che non riusciva a buttarsi per primo nella piscina di Siloe per essere guarito, Lui lo vide e, preso da compassione, lo rimandò a casa guarito…
E davanti alla donna prostituta condannata da tutti, cosa fece Gesù? La rimandò perdonata dicendo severamente a chi la voleva lapidare: “chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
Nel Vangelo di Luca leggiamo nella parabola del figliol prodigo che…”egli si alzò e tornò da suo padre; ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo, lo baciò e fece festa”. (Lc. 15- 20,21)
E quella volta che aveva attraversato il lago per andarsi a riposare all’altra riva, accortosi che l’attendeva una gran folla che era arrivata prima, girando ancor più in fretta il lago, smontò dalla barca, ebbe compassione e guarì gli ammalati.
Così pure nella parabola del servo infedele nella quale si legge che Gesù, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. (Matteo 18-27)
Perché non proporci in questo mese di ottobre di rileggere le parabole della misericordia, della compassione, scritte nel Vangelo? Sono tante…Sarebbe tempo guadagnato, non perso.
Io le leggo volentieri perché sono parabole che mi danno fiducia nei momenti di sconforto (e chi non ha di questi momenti?) mi alleggeriscono la paura che tante volte mi opprime, perché Dio è PADRE, lo dice il Gesù, è PADRE così buono e misericordioso al punto che per nostro amore e per la nostra salvezza, ha mandato suo Figlio sulla terra per dare la vita per noi. Sappiamo in che modo l’ha data. Se questo non è amore, cos’altro è?
Scrive Padre Ermes in un commento al Vangelo sulla compassione di Gesù:
“Sbarcando, vide molta folla ed ebbe compassione di loro. Gesù è preso in un dilemma fra la stanchezza degli amici e lo smarrimento della folla. Partito con un programma importante, ora è pronto a cambiarlo. Partiti per stare soli e riposare, i Dodici imparano ad essere a disposizione dell’uomo, sempre, a non appartenere a se stessi, ma al dolore e all’ansia di luce sulla terra. La prima cosa che discepoli imparano da Gesù è quella di semplicemente commuoversi. Il tesoro che porteranno con sé dalla riva del lago, è il ricordo dello sguardo di Gesù che si commuove.
Lo stesso tesoro che i cristiani devono salvare oggi: il miracolo della compassione”.
Possiamo compiere anche noi questo miracolo, se vogliamo. Carla Zichetti
Grazie a tutti gli amici che dopo aver letto la “briciola del mese” mi scrivono un loro commento. Carla
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