Chiara Lubich: l’amore che crea unità.
L’ho sempre ammirata per il suo grande amore a Dio e la sua apertura al dialogo culturale per creare unità. Quel che ha seminato rimane a noi come eredità indistruttibile, per questo voglio ricordarla con le parole scritte da lei sull’ – “abbandono di Dio, perché noi non fossimo più abbandonati” e “Ti voglio bene”.
“ Sì, perché Gesù che grida l’abbandono è la figura del muto che non parla, del cieco che non vede, del sordo…che non sente; è lo stanco che si lamenta, che rasenta la disperazione; è l’affamato…di unione con Dio; è la figura dell’illuso, del tradito, appare fallito.
Gesù abbandonato, è la tenebra, la malinconia, il contrasto, la figura di tutto ciò che è strano, perché è un Dio che chiede aiuto; è il solo, il derelitto. Appare inutile, scartato, scioccato.
Lo si può scorgere perciò in ogni fratello sofferente. Avvicinando coloro che a Lui somigliano, possiamo parlare di Gesù abbandonato…. Ecco che Egli risulta: per il muto la parola, a chi non sa la risposta, al cieco la luce, al sordo la voce, allo stanco il riposo, al disperato la speranza, al separato l’unità, per l’inquieto la pace.
Con Lui l’uomo si trasforma e il non senso del dolore, acquista senso.
Lui ha gridato il suo “perché?”, perché noi avessimo la risposta ad ogni perché…. Per esperienza posso dire che appena si gode di un qualsiasi dolore per essere come Lui e si continua ad amare facendo la Sua volontà, il dolore, se spirituale, sparisce, se fisico, diventa giogo leggero.
Si annulla ogni disunità, traumi e spacchi sono colmati, risplende la fraternità universale, fioriscono miracoli di resurrezione, nasce una nuova primavera nella Chiesa e nell’umanità”.
Ti voglio bene,
non perché ho imparato a dirti così,
non perché il cuore mi suggerisce questa parola,
non tanto perché la fede mi fa credere che sei Amore,
nemmeno soltanto perché sei morto per me.
Ti voglio bene,
perché sei entrato nella mia vita
più dell’aria nei polmoni, più del sangue nelle vene.
Sei entrato dove nessuno poteva entrare,
quando nessuno poteva aiutarmi,
ogni qualvolta nessuno poteva consolarmi.
Ogni giorno ti ho parlato, ogni ora ti ho guardato
e nel tuo volto ho letto la risposta,
nelle tue parole – la spiegazione, nel tuo amore – la soluzione.
Ti voglio bene,
perché per tanti anni hai vissuto con me
ed io ho vissuto con Te.
Ho bevuto alla tua legge e non me ne ero accorta.
Me ne sono nutrita, irrobustita, mi sono ripresa
ma ero ignara, come il bimbo che beve dalla mamma
e ancor non sa chiamarla con quel dolce nome.
Dammi d’esser grata, almeno per un po’,
– nel tempo che mi rimane –
di questo amore che hai verso di me,
e mi ha costretta a dirti:
“Ti voglio bene”.
Chiara Lubich
Ecco una bella e brevissima preghiera, un sospiro, un lampo che attraversa il cielo: Ti voglio bene, tutto con Te e per Te, Gesù. Vogliamo ripeterla spesso? Ti abbraccio
Carla Zichetti
P.S. Se qualcuno ha un’esperienza o una testimonianza positiva da raccontare ce la faccia conoscere. La lucerna perché possa illuminare occorre metterla in alto perché tutti ne godano lo splendore, anche questa è carità, amore vero.
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