Briciola di Novembre 2020
LA FORZA DI UNA MAMMA – di Chiara Fumagalli
Oggi ho accompagnato Alessio al suo incontro settimanale con Silvia la terapeuta che lo sta aiutando nelle sue difficoltà con la matematica. Tutte le volte, mentre sto seduta fuori dallo studio sferruzzando e chiacchierando con mia mamma, c’è una ragazza; avrà circa la mia età e due occhi di una profondità pazzesca.
La vedo arrivare sempre sorridente con la sua piccolina in braccio e un’altra figlia che le sta appresso. Entra nella sala d’attesa rilassata, trasmette pace e serenità al solo vederla. Quasi sempre è carica di borse con il suo piccolo fagottino che le sta avvinghiato come un koala. Deposita le sue cose su una sedia e accompagna la piccola nella stanza di fisioterapia. La sento parlottare con la dottoressa e poi esce. Si siede sulla sedia e con una pazienza infinita inizia a rispondere alle mille domande che le pone la figlia più grande, che avrà all’incirca 9 anni. Con la punta dell’occhio la osservo e non percepisco in lei e nei suoi gesti né fretta né impazienza. Ride spesso e la sua voce è rassicurante e serena. A volte i nostri sguardi si incrociano e tutte le volte penso che vorrei parlarle e conoscerla meglio, poi mi dico che forse è meglio se mi faccio i fatti miei e riposo gli occhi sui ferri ricominciando ad intrecciare le maglie una dopo l’altra. Credo di esserle simpatica; ciò che so di sicuro è che lei a pelle mi piace.
Finita l’ora, la terapista la chiama nella stanzetta. Io non vorrei origliare, ma tengono la porta aperta e parlano a voce alta. La dottoressa le elenca tutti i progressi della piccola e lei si rivolge sempre alla sua bambina facendole un sacco di complimenti e di incoraggiamenti, coinvolgendo sempre la sorella. Poi esce, riprende tutto il suo carico, mi guarda, mi sorride, ci salutiamo e torna a casa.
Oggi quando è arrivata è entrata subito nello studio. Poco dopo è uscita … sento che ha ricevuto una telefonata…parla serenamente e si mette come sempre a parlare e giocare con sua figlia. Ad un certo punto l’ha invitata a scendere al piano di sotto per prendersi una merendina. Non appena la bimba ha voltato l’angolo, si è portata le mani sul viso e ha cominciato a piangere, silenziosamente, compostamente, ma percepivo i suoi sussulti. Due minuti di sfogo, poi si è alzata, è andata in bagno e si è asciugata tutte le lacrime. Nel mentre è tornata la grande con la merenda. “Mamma, come mai piangi?” le ha chiesto. Lei l’ha guardata teneramente e le ha risposto: “Tranquilla, non sto piangendo. Va tutto bene”
Avrei voluto avvicinarmi e stringerla forte in silenzio, senza parlare.
Quando la terapista l’ha chiamata, come sempre l’ho sentita sollevata e felice di ascoltare i progressi della sua bambina. E’ uscita, ha raccolto il suo carico di borse e uscendo col suo koala al collo, mi ha sorriso e ci siamo salutate.
Ho pensato che non sappiamo davvero nulla delle persone e che spesso non possiamo lontanamente immaginare quale dolore si contorce dietro ad un sorriso. Ho pensato alla forza che hanno le madri, capaci di piangere di nascosto per non turbare i loro figli. Ho pensato anche alle madri che invece quelle lacrime le versano e guardando i loro piccoli ammettono che a volte hanno paura, ma che continueranno ad essere forti, dopo essersi asciugate gli occhi. Ho pensato che se imparassimo a guardarci negli occhi, a salutarci e non aver così paura degli altri, forse potremmo trovare nuovi amici. Ho pensato che il mondo sarebbe un posto migliore con la tenerezza. Ho pensato che possiamo sempre rialzarci dopo i momenti di sconforto e ricominciare col sorriso. Ho pensato che grande è la forza di una mamma.
Le vie del Signore sono infinite. Grazie all’incontro silenzioso con Chiara, in tanti siamo venuti a conoscenza del dolore inespresso di questa mamma e tutti le auguriamo di continuare ad avere, pur nella sofferenza, la capacità di sorridere per trasmettere serenità alla figlia.
Sì questo è ciò che ha testimoniato la nostra amata Carla, mamma spirituale di tutte le Briciole: Quando il dolore diventa compagno l’unica via per accoglierlo è alleggerire il dolore di un altro.