LE MANI DEL VASAIO – p. Alfredo Feretti omi
Mi ha sempre affascinato guardare le mani di un vasaio, osservare il muoversi delle dita, delicato e forte ad tempo, su quell’argilla informe fino a trasformarla in una creazione armoniosa e bella.
Sono movimenti a volte impercettibili ma che lasciano il segno, cambiano totalmente la forma del prodotto, trasfigurano la materia. E’ l’esperienza che sto facendo in questi mesi accanto ad un confratello gravemente ammalato accompagnandolo nel suo viaggio più importante. Ogni giorno la vita e la malattia lo trasformano, lo rendono diafano, quasi trasparente, senza forze e la trasformazione è così veloce che in due mesi ha perso quasi tutta la sua vitalità. Ora dipende da chi gli sta intorno e lo accudisce.
Ma la trasformazione non tocca solo lui. Tanti nodi intrecciano le nostre vite e non sono tutti semplici. Il mio compito è fargli da angelo custode, offrirgli la sicurezza che ci sono, che non è mai abbandonato neanche un istante. A volte la paura lo assale e cerca lo sguardo, il contatto. E’ qui che sento che la sua malattia e il suo viaggio sono le mani del grande vasaio che modellano la mia vita. A volte i nostri sguardi si incrociano, senza parole, in un timido sorriso, niente più. Ma questo basta a modellare il cuore.
Tante asperità, crudezze, intemperanze, tanti angoli spigolosi della mia personalità sembrano smussarsi nel momento in cui gli accarezzo a lungo la fronte, quasi ad aiutare il suo respiro e coprire le apnee preoccupanti. Ma non sono io che lo accarezzo. E’ Dio che mi accarezza l’anima, mi rende più tenero, più attento, meno occupato o preoccupato. Anche il ritmo del mio lavoro (il consultorio, le famiglie…) è più “abbandonato” nelle mani della Provvidenza e mi sorprendo che le parole che dico, gli incontri che faccio hanno un sapore più intenso, caldo, vero. E’ come un tempo di pacificazione interiore che si accompagna ad una umanità di spessore che affiora quando meno te lo aspetti. Nemmeno più le imperfezioni sono un ostacolo anzi. Di fronte alla malattia e alla morte mi sono rimesso in gioco, argilla da plasmare. P. Alfredo
E’ la stessa sensazione che ho avuto domenica scorsa in piazza s. Pietro durante l’incontro internazionale delle famiglie con il Papa. Migliaia di famiglie con le loro storie e i propri desideri. Hanno affrontato viaggi e sacrifici per stare qualche ora sotto il sole in attesa di Papa Francesco, incrociare per un attimo fuggente il suo sguardo, sentire la tenerezza della sua parola. Quante storie cariche di vita non facile. E’ vero qualcuno gridava: potrò mai avere una vita normale? Grida di stanchezza. Non ce la faccio più. Eppure, nessuno sguardo severo o di rimprovero. “Dio non ci salva con un decreto ma con una carezza”, ci aveva detto Papa Francesco.
Da queste famiglie, da queste donne e questi uomini che mi sembrano davvero degli eroi, delle eroine d’amore nella quotidianità sto imparando la pazienza, la delicatezza, il perdono.
Che bello che Domenica ancora una volta siano risuonate quelle parole: PERMESSO – SCUSA – GRAZIE.
E’ la delicatezza di chi non vuole mai invadere la vita di un altro ma chiede il permesso di entrare, ringrazia della presenza e chiede perdono di ogni mancanza di tenerezza.
I tanti amici che ci hanno preceduto nel viaggio della vita e che ricordiamo in modo speciale in questo mese di novembre, sono in fondo solo nascosti al di là della tenda. Il loro ricordo è memoria di un amore che non tramonta. Sono vivi in Gesù vivo. P. Alfredo Omi
Faccio presente che dal 14 novembre, su FAMIGLIA CRISTIANA ci sarà per 8 settimane, un inserto del Card. Angelo Comastri sull’argomento: LA VITA DI GESÙ vista con gli occhi di MARIA.
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