L’amore vince sempre…
In questo mese di giugno Gabriella, ci dona la testimonianza che farà a luglio all’incontro con le briciole a Loreto il 7 luglio, lei pure briciola preziosa che offre sempre col sorriso sulle labbra, accoglienza e disponibilità ad ascoltare chiunque si rivolga a lei. Questo è lo spirito delle briciole. Spero che chi legge le sue parole, le imprima nel cuore e le traduca nella sua vita quotidiana per essere, come lei, segno di gioia e di speranza, nonostante le difficoltà, perché è attraverso esse che si prova l’amore. Madre Teresa di Calcutta diceva: “Se l’amore non ti fa male, non è vero amore” e Giovanni Paolo II: “Chi incontra Cristo, non può tenerlo solo per sé“. Qui sotto nella foto, Gabriella a Loreto nel 2006.
GABRIELLA: l’amore vince sempre…
Nella veste di testimoniare me stessa sono contenta di parlare, sia del mio limite fisico dovuto ad un fatale errore medico il giorno della mia nascita, che della forza per superare l’handicap che ne è derivata.
Ecco quanto mi è successo 33 anni fa.
Un respiratore artificiale arrivato in ritardo è stato causa di parecchie lesioni cerebrali che hanno dato una svolta tragica alla mia vita. E’ iniziato un percorso faticoso per le varie terapie cui sono stata sottoposta. Terapie che continuano. Ora sono faccio molte cose che fanno tutti, con qualche titolo di studio, la laurea in teologia, molta voglia di lavorare e tanti affetti che costituiscono un conforto e un aiuto profondo.
Improvvisamente, quel giorno, la mia famiglia ha incontrato una realtà con cui fare i conti ogni momento. Comunque la volontà, l’intelligenza e l’amore mi hanno fatto affrontare la situazione difficile che si era posta inaspettata. Le varie terapie alle quali sono stata sottoposta hanno portato alcuni miglioramenti e il recupero si è evidenziato poco alla volta fino a diventare più ampio, grazie ad una riabilitazione lenta e continua. A questo mio recupero hanno partecipato tante persone, tanto lavoro, tanto amore, medici, fisioterapisti tutti insostituibili e decisivi.
Il mio primo medico, il mio primo fisioterapista, il mio primo amico, il mio unico sostegno è Dio: ecco l’altra realtà che non posso tacere, è troppo importante..
La mia vittoria sul male, la mia salvezza di disabile era già scritta o voluta in quel rapporto col divino insegnatomi da bambina, da mia nonna. Questo fortissimo aggancio mi ha tenuta fuori dalla disperazione e dalla solitudine. Condizioni d’animo che mi sono state risparmiate anche dal fatto di non essermi subito resa conto della gravità delle conseguenze delle lesioni che ho conosciuto un po’ alla volta, man mano che mettevo le mie condizioni fisiche accanto a quelle delle altre persone, cosicché tante volte mi sono anche scoraggiata. Ogni mia piccola, grande conquista veniva confrontata con quelle degli altri. Allora ho cominciato ad avvertire la mia dolorosa realtà come una conseguenza naturale della mia esistenza, la sofferenza come componente naturale della mia vita.
Questa accettazione mi è servita per mettermi in contatto con me stessa e con gli altri, a capire senza giudicare i sentimenti di chi mi stava vicino o lontano. Anche se accettare me come persona fisicamente diversa, non è stato facile. E’ qualcosa che continua a impegnare tutta la mia vita. Richiede un adeguamento continuo. Impone un confronto con l’esterno, con realtà spesso difficili da interpretare. Ma avevo ed ho forte l’aggancio col Signore della mia vita che mi ha attratto fortemente, pur se rimaneva in me, misterioso e lontano.
Era così tremendo Dio da volere la sofferenza, il male? Se fosse stato così, questo cozzava con l’idea che mi ero fatta del Dio-Amore. Volevo saperne di più. C’era comunque in me forte, il rifiuto di un Dio cattivo, punitivo.
La chiesa presenta il Dio della misericordia. Ma che aveva di misericordioso un Dio che mi aveva, in un certo qual modo, crocifissa dalla nascita?
Ho approfondito la conoscenza di figure bibliche e ho conosciuto un personaggio che mi ha sconvolto: Giobbe, uomo di Dio, tormentato in tutti i modi durante la sua esistenza.
Provato da sofferenze e privazioni inumane. Solo quando non si è chiesto più PERCHE’ e si è chiuso nel silenzio e nell’accettazione più completa abbandonandosi al mistero, è guarito.
Dio non lo si giudica, lo si ama, lo si prega, lo si invoca, lo si lascia libero nella sua volontà.
Perdono o mio Signore, se ho dubitato qualche volta.
So che non si viene a patti con TE, l’ho capito tardi.
Ma da quando mi hai aperto gli occhi della conoscenza,
ti ho amato intensamente e ti amo ogni giorno di più.
Ancora una volta Dio ha vinto sulla mia realtà umana e su quella delle sue creature che, come me, pur soffrendo, si abbandonano a Lui. Ora tutto è chiaro dentro di me, c’è posto solo per la lode e il canto al padre dolcissimo della mia vita, unica sorgente di gioia. Parlo così perché ho trovato la fede che mi ha dato il coraggio, la forza di superare la mia condizione fisica e di vivere con dignità la mia realtà di donna. Ogni giorno avverto sempre più la gioia di sentirmi amata da un Dio “simpatico e favoloso” come ho scritto in una delle mie poesie, recentemente pubblicate. Gabriella Gigli – Via Zara 15 – 71100 – Foggia maggio 2007
P.S. Se qualcuno ha un’esperienza o una testimonianza positiva da raccontare ce la faccia conoscere. La lucerna perché possa illuminare occorre metterla in alto perché tutti ne godano lo splendore, anche questa è carità, amore vero.
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